Elena Gollini

Analizzando i dipinti di Antonio Franchi si evince la determinata e caparbia proiezione verso l’acquisizione di un’espressione propria, autonoma e indipendente dai tecnicismi dogmatici, per orientare il suo stile in soluzioni sperimentali nuove, integrando i mezzi tradizionali disponibili con fonti innovative e ampliando il campo d’azione, per permettere alla creatività e all’estro di manifestarsi su più livelli, con risultati di eccellente qualità.

La strada da lui imboccata si allinea agli importanti concetti sostenuti dall’illustre filosofo Immanuel Kant, nei suoi saggi sull’estetica, nei quali scrisse “Riflettendo sul percorso intrapreso dall’arte, essa nella sua evoluzione verso la contemporaneità, rivendica in maniera sempre più preponderante quel suo carattere specificamente autonomo, che non nasce certo da mere sensazioni, ma si affida piuttosto alle facoltà conoscitive, che dal soggetto sono in grado di spingersi ben oltre, verso un piacere disinteressato e ricco di stimoli e riflessioni”.

Franchi gioca abilmente sulla freschezza vitale delle cromie, sui passaggi virtuali tra astrazione e realtà indotti dall’immaginario fantastico in uno scenario, che cattura l’occhio dello spettatore con immediato impatto emotivo. Le opere sono accomunate e contraddistinte da un pathos originato da suggestioni di ordine psichico. In esse egli trasmette la sua verità, il senso più intimo dei suoi stati d’animo momentanei o duraturi nel tempo. Nel flusso tonale colorato riecheggiano sentimenti, emozioni, trepidazioni, memorie dei ricordi.

È artefice di un esercizio pittorico e di un approccio con la tela scevro e svincolato da costrizioni ideologiche. Coniuga esperienza e ricerca con metodologia originale, rimanendo volutamente distante e distaccato dalle imposizioni formali, preconfigurate e predefinite.

Utilizza la tavolozza cromatica come efficace baricentro nevralgico del suo inconfondibile linguaggio informale e si avvale dell’elemento materico per rifinire e completare il tutto. In tal modo, instaura un solido equilibrio, uno “Yin e Yang” di luci e ombre, di materia e spirito, in cui le diverse componenti s’incontrano e si fondono in una combinazione congiunta di tonalità in armoniosa corrispondenza, che conferiscono una coreografica plasticità tridimensionale all’insieme.

(settembre 2014)

ENGLISH VERSION:

The paintings of Antonio Franchi show the high willing of the fixing of his own expression, autonomous and independent of dogmatic technicalities, to address his style to new experimental solutions, combining the traditionally available means with innovative sources and expanding the field of action, to allow creativity and inspiration to appear themselves on several levels, with excellent quality results.

The path he took aligns with the important concepts supported by the illustrious philosopher Immanuel Kant, in his essays on aesthetics, in which he wrote “Reflecting on the path taken by art, in its evolution towards contemporaneity, it claims in an increasingly preponderant way its specific autonomy, that certainly does not arise from mere sensations, but rather relies on the cognitive faculties, which from the subject are able to go far beyond, towards a detached pleasure rich of stimuli and reflections”.

Franchi skillfully plays on the vital freshness of colors, on the virtual passages between abstraction and reality induced by the imaginary fantasy in a scenario, which catches the eye of the viewer with immediate emotional impact. The works are united and marked by a pathos originated by psychical suggestions. In them he transmits his truth, the most intimate sense of his momentary or lasting moods in time. In the colorful tonal flow echoes feelings, emotions, trepidations, memories of memories.

He is the author of a pictorial exercise and an approach with the canvas free and released from ideological constraints. He combines experience and research with original methodology, deliberately remaining far and detached from formal impositions, preconfigured and predefined.

He uses the color palette as an effective focal point of its unmistakable informal language and uses the material element to refine and complete the whole. In this way, he establishes a solid balance, a “Yin and Yang” of light and shadow, of matter and spirit, in which the different components meet and merge in a joint combination of shades in harmonious correspondence, that confer a three-dimensional plasticity choreographic to the whole.

(September 2014)