“Sintesi emotiva” di Mattia Lapperier

La pittura di Antonio Franchi nasce e accresce per stratificazione. L’unione indissolubile di colore e materia guida l’operazione nel suo insieme che si espleta sull’intera superficie a disposizione, sino a nascondere del tutto il supporto, assecondando ritmi piuttosto lenti, così da permettere alla materia di sedimentare, proprio come simultaneamente accade anche al complesso dei ricordi e stati d’animo, all’origine di ogni composizione. Ogni lavoro è inscindibilmente legato a un luogo specifico, un luogo reale, un luogo spesso vissuto in prima persona o magari riferibile a circostanze o esperienze direttamente ascrivibili al vissuto dell’artista. In alcuni casi si tratta di luoghi assiduamente frequentati, come le Isole Eolie, dove Franchi, sin dalla più tenera età, è solito trascorrere lunghi periodi a stretto contatto con il mare. Tali esperienze sono espresse pittoricamente da un avvicendarsi di suggestioni cromatiche che, nonostante non lascino alcuno spazio a un qualsiasi accenno di figurazione, alludono in modo incontrovertibile al sito scelto, in virtù della palette che l’artista attribuisce loro. In altri casi, laddove la componente biografica prevalga, il rifermento allo spazio diviene più simbolico, ermetico, di non immediata interpretazione. Originario di Siena, l’artista serba dentro di sé i vividi colori del Chianti e delle Crete, che emergono in tutto il loro delicato dinamismo vegetale, non soltanto ogniqualvolta faccia riferimento alla propria Toscana. I periodi trascorsi tra Londra e New York, tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila, hanno poi ulteriormente arricchito la cromia dei suoi lavori di nuove suggestioni squisitamente urbane. Che si tratti di impalpabili ed effimere memorie di viaggio, di affettuose dediche a località specifiche e circoscritte o di sentiti omaggi a interi popoli, la pittura di Franchi, rigorosamente praticata su di un supporto quadrato, apre un varco in direzione del luogo, di caso in caso reso esplicito dal titolo, concedendo all’osservatore di immergervisi, di esplorarlo e, allo stesso tempo, di entrare così in contatto diretto e immediato con l’interiorità dell’artista.

Dopo i primissimi esordi figurativi, la frequentazione di tecniche assimilabili al dripping di pollockiana memoria e la sperimentazione di composizioni ottenute con l’azione congiunta di spatola e pennello, ancora liberamente ispirate all’action painting americana, dal 2007 in avanti prende a lavorare a spatola in maniera sempre più esclusiva, prediligendo un approccio a posizionamento direzionato del colore, steso sul supporto con spatole di diverso formato. Nello stesso periodo inizia a definirsi ciò che Franchi intende per “sintesi aerea”, ovverosia una pittura astratta ispirata a vedute dall’alto, realizzata anche a partire da software quali Google Maps o Google Earth. Già in quegli anni inizia a delinearsi una ricerca basata sullo spazio; una geografia personale di luoghi, espressi in chiave cromatica e, almeno in un primo tempo, costruiti per campiture ortogonali che, per mezzo di suggestioni affidate al colore, restituiscano la conformazione approssimativa di un determinato reticolo cittadino. Se dal 2010 al 2012 tale linguaggio giunge a completa maturazione, dal 2017, e precisamente con l’opera intitolata Scotland, la pittura dell’artista subisce un’ulteriore svolta. Il luogo continua a essere preponderante, ma in un’accezione più libera, che progressivamente si affranca dalla veduta esclusivamente zenitale. Lo spazio è come introiettato dall’artista e, di conseguenza, non più direttamente percepibile ma per lo più alluso dalle masse di colore che ne reinventano i confini e ne sconvolgono la forma. La composizione diviene più unitaria, il colore si mescola organicamente a quello degli strati sottostanti; ora ne risulta attenuato, ora arricchito, in modo tale da generare campiture sempre più composite, stese attraverso spatole di grande formato che in molti casi attribuiscono una direzione all’opera, ripartendola in più settori, senza tuttavia pregiudicarne la visione d’insieme. Ogni lavoro, ottenuto dalla paziente sovrapposizione di anche quaranta livelli di pittura, appare pertanto traboccante di colore-materia che, fuoriuscendo da tutti e quattro i bordi del quadro, al di là della superficie, imprime alla stessa, se vista lateralmente, un certo movimento centrifugo. Oltre al palpitante amalgama cromatico uniformemente distribuito, la finitura a resina stesa con il pennello concorre a determinare l’accentuato dinamismo delle tele più recenti. A differenza della vernice stesa a spatola, infatti, tale accorgimento non solo assegna singolare vividezza al colore ma permette anche l’emersione di porosità e striature che, depositandosi sulla massa cromatica, la animano ulteriormente, conferendo estremo risalto, organicità e coerenza alle molte tinte impiegate.

Da sempre legato al mare – alle cui sfumature che abbracciano vaste gamme di blu, verdi e azzurri ha tributato molte opere nel corso degli anni, ispirato dalle coste italiane, a quelle caraibiche, a quelle delle Mauritius, sino a quelle indiane – dal 2022 l’artista sta elaborando un ciclo dedicato al cambiamento climatico che si focalizzerà proprio sull’innalzamento del livello del mare e il conseguente nuovo – allarmante – assetto tra terra, mare e cielo. L’ondivaga materia cromatica di Climate change – Venezia restituisce di per sé l’impressione di un repentino sollevamento delle acque. I colori lagunari in questo caso – così come gli azzurri e i cerulei di Climate change – Sydney harbour – non si limitano a esprimere il sentimento del luogo ma intendono scavare più a fondo nella consapevolezza di chi guarda, invitando l’osservatore ad avviare una riflessione sul ruolo giocato dall’umanità nel mutamento del clima. Il luogo in altri termini, da spazio fisico e, seppur vagamente, identificabile, diviene, segnatamente nelle tele degli ultimi anni, sempre più spazio interiore. Antonio Franchi, approfondendo il suo rapporto con il colore, anche a seguito di specifici studi, scivola gradualmente da una sintesi aerea a una sintesi emotiva. Le sue radici che affondano nel cuore della Toscana, i molti viaggi in giro per il mondo, il folklore di culture lontane, i colori del mare e quelli del cielo (tra questi il rosso sfumato nel viola-azzurro osservato nel 2015, in occasione di un volo tra Udaipur e Mumbai) coagulano in un intimo e inesauribile diario cromatico, le cui pagine sono in continua evoluzione, sia dal punto di vista stilistico che quantitativo. Vibranti e mutevoli, le sue opere sono depositarie di uno stato d’animo, o meglio, di un complesso di stati d’animo, intrinsecamente connaturati ai luoghi, vissuti in prima persona dall’artista, veicolati sulla tela per mezzo del colore e lì sintetizzati.

La vivacità del colore si fa elemento di vita.

(aprile 2022)

 

ENGLISH VERSION:

Sintesi emotiva (“Emotional Synthesis”)

Text by Mattia Lapperier

The painting of Antonio Franchi was born and increased by stratification. The indissoluble union of color and material drives the operation as a whole, which is carried out over the entire available surface, up to completely hiding the support, following rather slow rhythms, so as to allow the material to settle, just as simultaneously happens to the complex of memories and moods, at the origin of each composition. Each work is inseparably linked to a specific place, a real place, a place often lived in first person or perhaps related to circumstances or experiences directly attributable to the artist’s experience. Sometimes these are frequently visited places, such as the Aeolian Islands, where Franchi, since an early age, usually spent long time directly in contact with the sea. These experiences are expressed pictorially by a succession of chromatic suggestions that, despite leaving no space to any hint of figuration, allude in an incontrovertible way to the site chosen, by virtue of the palette that the artist attributes to them. Otherwise, where the biographical component prevails, the reference to space becomes more symbolic, hermetic, not of immediate interpretation. Originally from Siena, the artist carries within himself the vivid colors of Chianti and Crete, which emerge in all their delicate plant dynamism, not only whenever he refers to his own Tuscany. The periods spent between London and New York, in the late nineties and the early of two thousand, have further enriched the color of his works with new exquisitely urban suggestions. Whether it is impalpable and ephemeral memories of travel, affectionate dedications to specific and localized places or heartfelt tributes to entire peoples, the painting of Franchi, strictly practiced on a square support, opens a gateway into the place, on a case by case made explicit by the title, allowing the observer to dive into it, to explore it and, at the same time, to enter into direct and immediate contact with the interior of the artist.

After the very first figurative beginnings, the frequent use of techniques similar to the dripping of Pollock’s memory and the experimentation of compositions obtained with the joint action of spatula and brush, still freely inspired by the American action painting, from 2007 onwards he takes to work spatula in an increasingly exclusive way, preferring an approach to direct positioning of the color, spread on the support with spatulas of different sizes. In the same period it began to define what Franchi means by “sintesi aerea” (“aerial synthesis”), that is an abstract painting inspired by top-down views, also made from software such as Google Maps or Google Earth. Already in those years began to emerge a research based on space; a personal geography of places, expressed in a chromatic key and, at least at first, built by orthogonal backgrounds that, by means of suggestions entrusted to color, return the approximate conformation of a given city pattern. If from 2010 to 2012 this language comes to full maturity, from 2017, and precisely with the work entitled Scotland, the artist’s painting undergoes a further turning. The place continues to be overriding, but in a freer sense, which progressively breaks away from the exclusively zenith view. The space is as introjected by the artist and, consequently, no longer directly perceptible but mostly alluded to by the masses of color that reinvent the boundaries and disrupt the shape. The composition becomes more uniform, the color is mixed organically with that of the layers below; now it is attenuated, now enriched, so as to generate increasingly composite backgrounds, spread through spatulas of large format that in many cases attribute a direction to the work, dividing it into several sectors, without however affecting the overall view. Each work, obtained by the patient superimposition of even forty levels of painting, therefore appears overflowing with color-matter that, coming out of all four edges of the picture, beyond the surface, imprints on the same, if viewed laterally, a certain centrifugal movement. In addition to the pulsating chromatic amalgam evenly distributed, the resin finish applied with the brush helps to determine the intensified dynamism of the most recent canvases. Unlike the paint applied with a spatula, in fact, this device not only assigns singular vividness to the color but also allows the emergence of porosity and streaks that, depositing on the chromatic mass, further animate it, giving extreme prominence, organicity and consistency to the many colors used.

Always linked to the sea – to whose shades that embrace vast ranges of blue, green and light blue has dedicated many works over the years, inspired by the Italian coasts, the Caribbean, Mauritius, until the Indian ones – from 2022 the artist is elaborating a cycle dedicated to climate change that will focus on rising sea level and the consequent new – alarming – setup between land, sea and sky.

The flowing chromatic material of “Climate change – Venezia” gives in itself the feeling of a sudden lifting of the water. The lagoon colors in this case – as well as the blues and ceruleans of “Climate change – Sydney harbour” – are not limited to expressing the sentiment of the place but intend to dig deeper into the awareness of the beholder, inviting the observer to start a reflection on the role played by humanity in changing the climate. The place in other words, from physical and, albeit vaguely, identifiable space, becomes, especially in the paintings of recent years, more and more interior space.

Antonio Franchi, deepening his relationship with color, also as a result of specific studies, gradually slides from an aerial synthesis to an emotional synthesis. His roots that sink into the heart of Tuscany, the many trips around the world, the folklore of distant cultures, the colors of the sea and those of the sky (among them the red nuanced in the purple-blue observed in 2015, during a flight between Udaipur and Mumbai) coagulate in an intimate and inexhaustible chromatic diary, whose pages are constantly evolving, both stylistically and quantitatively. Vibrant and changing, his works are the depositaries of a state of mind, or rather, of a complex of moods, intrinsically inherent to the places, lived in first person by the artist, conveyed on the canvas by means of color and there synthesized.

The liveliness of color becomes an element of life.

(April 2022)